Un recente sondaggio condotto da LLYC rivela che la reputazione turistica della regione è scesa a 4,5 su 10, a causa delle preoccupazioni relative al sovraffollamento, alla carenza di alloggi e ai bassi salari.
L'antropologo Agustín Santana Talavera dell'Università di La Laguna avverte che la mancanza di un dibattito aperto e di azioni chiare da parte delle autorità potrebbe alimentare un risentimento più profondo. "Si inizia con lamentele e proteste, ma se ignorato, potrebbe trasformarsi in ostilità verso i turisti stessi, quella che alcuni chiamano 'turismofobia'", afferma.
Per lui, il cuore del problema risiede nella mancanza di un dibattito trasparente sul tipo di modello turistico che le Isole Canarie desiderano veramente. "Le autorità affermano che siamo sulla strada del cambiamento, ma nessuno ha detto chiaramente quale sia questo nuovo modello, o quali fattori specifici vengano modificati. Se la gente non riesce a vederlo, non importa cosa si stia facendo dietro le quinte".
Sottolinea che le autorità e il settore turistico hanno sottovalutato il malcontento locale. "Se non si interviene per migliorare questa percezione, questa si aggravera'. Inizia con il fastidio, poi compaiono i graffiti e, infine, i turisti stessi vengono incolpati di tutti i problemi. È allora che inizia a vedere quella che la gente chiama 'turismofobia'. E a quel punto, rischiamo un danno reale per la destinazione".
Sebbene al momento non vi siano prove che indichino un impatto sulla domanda, Santana Talavera insiste sul fatto che se non si affrontano le frustrazioni di fondo, alla fine i livelli di soddisfazione potrebbero risentirne, portando a un calo della domanda e danneggiando l'immagine delle isole.
"Questi sono limiti che, a mio parere, nessuno vuole raggiungere. È tempo di prestare attenzione e pensare a strategie a medio e lungo termine", conclude.